L’uomo non ha un’anima immortale

L’INSEGNAMENTO COMUNE.

È credenza diffusa che l’uomo possegga dentro di sé un’entità immateriale, chiamata “anima”, che alla morte abbandonerebbe il corpo per involarsene al Signore, in cielo.
Secondo tale credenza, l’anima, una volta ascesa al cielo, verrebbe immediatamente giudicata e riceverebbe il premio della vita eterna, se anima pia, o la pena del purgatorio, se anima impura, oppure la pena dell’eterno inferno di fuoco, se anima dannata.
Molte chiese cristiane sostengono che ciò sia insegnato dalla Parola di Dio, la Bibbia.
Come stanno le cose? E che cosa insegna effettivamente la Sacra Scrittura? Risponderemo a tali domande, alla luce di Essa.

COM’È FATTO L’UOMO? HA UN’ANIMA IMMORTALE?

La Sacra Scrittura dice: «E l’Eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente» (Genesi 2:7).
“Anima vivente”, in ebraico “lenèfesh chaiyàh”, significa “creatura vivente che respira”. Le identiche parole ebraiche nella Bibbia vengono usate in riferimento alla creazione degli animali. Vedi: Genesi 1:20,21,30. Vedi anche: EccleS.3:19-21.
Dunque, l’anima vivente non è qualcosa a sé stante dentro l’uomo, ma è l’uomo stesso, perché solo la fusione della materia e dell’alito vitale di Dio dà origine all’uomo. Se si separano questi due elementi, l’uomo non può esistere.
La Bibbia conferma: «Tu [Dio] ritiri il loro fiato e muoiono, ritornano nella loro polvere» (Salmo 104:29). Vedi anche: Giobbe 34:14; Salmo 146:4.

PERCHÉ IN CERTI PASSI BIBLICI SEMBRA, INVECE, CHE L’UOMO ABBIA UN’ANIMA O UNO SPIRITO IMMORTALE?

La parola anima, in ebraico “nèphesh” e in greco “psykhé”, originariamente significava: “essere” o “creatura vivente”, “vita” o “esistenza”. La parola spirito, in ebraico “ruach” e in greco “pneuma”, originariamente indicava l’”alito” o “soffio vitale di Dio” nelle creature (o anche il vento).
Ma nel corso dei secoli, entrambe le parole sono state usate per significare anche: l’io, la coscienza, l’intimo, il cuore in senso figurato, la personalità, il carattere, l’intelletto o la sede dei pensieri e dei sentimenti ecc.
Per tale ragione è nata una grande confusione ed hanno avuto origine dottrine non bibliche che hanno influenzato anche i traduttori della Sacra Scrittura. Ma dal confronto dei passi biblici, la verità viene sempre alla luce.

QUANDO E DOVE È NATA LA MENZOGNA DELLA IMMORTALITÀ DELL’ANIMA? CHI L’HA INVENTATA?

La menzogna dell’immortalità dell’anima nacque ad opera di Satana, nel Paradiso terrestre, dove Dio aveva posto la prima coppia umana, Adamo ed Eva.
Scopo del Diavolo era quello di assoggettare i due alla sua volontà, per condurli alla morte. In sembianze di serpente, si presentò a loro quasi come un liberatore e un benefattore, dando ad intendere che Dio proibiva che essi mangiassero del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, perché non voleva che diventassero uguali a Lui.
Il Maligno disse ad Adamo ed Eva: «No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male» (Genesi 3:4-5).
Invece Dio aveva detto ad Adamo: «Mangia pure da ogni albero del giardino [cioè il Paradiso terrestre], ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai» (Genesi 2:16-17).
Adamo ed Eva, illusi di diventare uguali a Dio, cioè immortali, mangiarono il frutto proibito. Satana aveva loro detto: “Non morirete affatto”, mentre Dio li aveva avvertiti: “Certamente morirete”. E morirono!
Eppure, la menzogna di Satana viene ancora creduta. Egli convince tuttora la maggior parte degli uomini che essi sono immortali.

CHE COSA SUCCEDE ALL’UOMO QUANDO MUORE?

La Parola di Dio insegna che la morte è l’esatto contrario della vita. Per cui, alla morte cessa ogni attività corporea e mentale dell’essere umano.
Quando il primo uomo, Adamo, peccò, Iddio gli disse: «Sei polvere, e in polvere ritornerai» (Genesi 3:19).
Dell’uomo che muore la Bibbia dice: «Il suo fiato se ne va, ed egli ritorna alla sua terra; in quel giorno periscono i suoi progetti» (Salmo 146:4).
La Parola di Dio dice anche: «La sorte dei figli degli uomini è la sorte delle bestie; agli uni e agli altri tocca la stessa sorte; come muore l’uno, così muore l’altra; hanno tutti un medesimo soffio, e l’uomo non ha superiorità di sorta sulla bestia; poiché tutto è vanità. Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengono dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere» (Eccles. 3:19-20).
La Scrittura dice pure: «I viventi sanno che moriranno; ma i morti non sanno nulla. Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove vai, non c’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né saggezza» (Ecclesiaste 9:5,10).
La Parola di Dio è, dunque, chiarissima: l’uomo è una creatura mortale e quando muore cessa di esistere.

I MORTI NON SONO IN CIELO, MA NELLE TOMBE. L’UNICA CERTEZZA CHE DÀ GESÙ PER I MORTI È LA RISURREZIONE.

Come abbiamo già visto, la Bibbia dice che l’uomo è mortale.
Se l’uomo possedesse davvero un’anima che sopravvive alla morte, sarebbe, invece, una creatura immortale. Nel qual caso, il sacrificio di riscatto fatto da Cristo per l’uomo risulterebbe inutile, in quanto Egli sarebbe venuto a morire per far riavere la vita ad uomini di per sé immortali!
Ma la verità è che Gesù è venuto a riscattarci proprio dalla morte, e non dalla immortalità (che non possediamo).
Egli infatti disse: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano ad esuberanza» (Giov.10:10).
Nessun uomo, in nessun tempo, in nessun modo e in nessuna forma è salito in cielo presso Dio. Lo dichiarò Gesù stesso: «E nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo» (Giov.3:13).
Egli disse ai suoi discepoli: «Tornerò, e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi» (Giov.14:3).
La qual cosa vuol dire che prima del suo ritorno nessuno può essere con Lui in cielo.

La Sacra Scrittura, infatti, dichiara che sarà proprio al suo ritorno che «il Signore stesso… scenderà dal cielo» e tutti i credenti vivi e morti risuscitati andranno ad «incontrare il Signore nell’aria». (1^ Tess.4:16-17).
Ma prima del suo ritorno nessuno può andare a Cristo in cielo, in nessuna maniera. La Bibbia è chiarissima.
La dottrina dell’immortalità dell’anima e dell’ascesa dell’anima in cielo dopo la morte, non solo rende vano il sacrificio di Cristo, ma rende inutile anche il suo ritorno.
Infatti, se tutte le anime degli uomini, buoni e cattivi, fossero già in cielo, e già giudicate e collocate ognuna al proprio posto, che bisogno ci sarebbe che Cristo ritorni?

La verità è, invece, che Gesù deve ritornare per «giudicare i vivi e i morti» (2^ Tim. 4:1). E, come Egli stesso disse, per i morti vi è una sola speranza: la risurrezione, al suo ritorno. Infatti, disse che quando ritornerà «tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori» (Giov. 5:28).
Per cui, i morti non si trovano in cielo, ma nei sepolcri, da dove essi usciranno fuori alla risurrezione.
La Scrittura ancora chiarisce: «Or quando il Figliuolo dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo con sé tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri» (Matteo 25:31-32).
Quindi, prima del ritorno di Gesù nessuno può essere giudicato e nessuno può andare in cielo. E poi, qui è detto che dinanzi a Cristo non saranno radunate “tutte le anime”, ma «tutte le genti» fisicamente intese. E ciò vuol dire che non sarà l’anima, alla morte, ad essere giudicata, ma l’uomo nella sua interezza, alla risurrezione.
Perciò, chi insegna e chi crede nell’immortalità dell’anima e nella ascesa di essa a Dio, subito dopo la morte, è in grande errore, perché tale dottrina è in netto contrasto col piano di salvezza di Dio e annulla il ritorno di Cristo in gloria.